🌀 L’Ego, le Ferite e il Viaggio verso Sé
Quando il cocchiere non ascolta il passeggero
Immagina per un attimo la tua vita come un viaggio in
carrozza.
Il corpo è la carrozza, i cavalli sono le emozioni che ci
spingono in avanti, indietro, fuori strada.
L’ego è il cocchiere, quello che tiene le redini.
Ma dentro la carrozza, c’è il vero Sé: il passeggero dimenticato, spesso ignorato.
Il problema nasce proprio qui: l’ego si è convinto di essere il padrone, mentre in realtà è solo un tramite.
L’ego non siamo noi, ma è l’insieme delle credenze, dei meccanismi di difesa e delle maschere che abbiamo imparato a indossare per non sentire dolore.
Come scrive Lise Bourbeau nel suo libro “Le 5 ferite”:
“L’ego non sei tu.
Egli è l’insieme delle tue credenze.
Sono queste a guidare la tua vita e ti impediscono di essere davvero te stesso.”
🎭 Le ferite che ci hanno forgiato
Tutti abbiamo delle ferite emotive profonde, nate spesso
durante l’infanzia, e riattivate ogni giorno da chi incontriamo, da come
viviamo, dal contesto in cui ci muoviamo.
Secondo Lise Bourbeau, le principali sono:
- Rifiuto
- Abbandono
- Umiliazione
- Tradimento
- Ingiustizia
Queste ferite si attivano in momenti e contesti diversi:
- Sul lavoro, ad esempio, è più facile soffrire di rifiuto o ingiustizia.
- In ambito affettivo, emergono spesso abbandono e tradimento.
- La ferita dell’umiliazione, invece, si manifesta soprattutto nel nostro rapporto con noi stessi. E spesso, chi la vive non accusa gli altri, ma si colpevolizza profondamente.
“Passiamo ogni giorno da una ferita all'altra, a seconda
delle circostanze e di chi frequentiamo.”
(L. Bourbeau, p. 23)
💥 La trappola dell’ego: reagire per proteggersi
Ogni ferita ci spinge a costruire una maschera
comportamentale.
Non è una scelta consapevole: è una difesa. È l’ego che dice “meglio così,
almeno non soffrirai più”.
L’ego non vive nel presente, ma si nutre del
passato. È come un software che continua a reagire oggi per cose che sono
successe anni fa.
Per l’ego, tutto ciò che un tempo è stato doloroso, è pericoloso per sempre.
Così ci tiene bloccati, lontani da qualsiasi forma di cambiamento.
“L’ego cerca costantemente di bloccare il corso delle cose,
negando il cambiamento in tutti i modi possibili. Una delle sue specialità è la
sofferenza.”
(p. 46)
L’ego non ascolta. Interrompe. Conclude da solo.
Ti fa reagire d’istinto, ti fa credere di essere nel giusto, ti isola nel ruolo
di vittima.
E più cerchi di controllare il mondo fuori, più perdi il contatto con il tuo
mondo dentro.
💫 La via della consapevolezza
C’è una differenza sottile ma potentissima tra chi sceglie
di evolvere e chi rimane imprigionato nelle ferite.
L’esempio dei gemelli è illuminante: due esseri identici, che vivono esperienze
diverse perché fanno scelte diverse.
“Se uno dei due sceglie la via della consapevolezza,
dell’accettazione, e lascia che sia il cuore — e non l’ego — a guidare la sua
vita, è certo che avrà meno malattie del fratello che continua ad ascoltare
l’ego.”
(p. 36)
L’ego teme il cambiamento perché ne ha paura. Ma il cuore
no. Il cuore non ragiona per difese, ma per verità.
Quando scegli l’amore anziché la paura, quando accetti invece di resistere,
allora inizi a guarire davvero.
🌱 Tutto ciò che ci capita ha un senso
Le ferite non sono un difetto.
Sono strumenti evolutivi. Ogni persona che incontriamo nella nostra vita
è lì per risvegliarci, anche quando (anzi, soprattutto quando) ci fa male.
“Le nostre ferite vengono attivate dai nostri educatori e
dalle persone che attiriamo. Il loro scopo è farci evolvere spiritualmente. Il
caso non esiste.”
(p. 33)
Quando smettiamo di dare la colpa agli altri, smettiamo
anche di vivere da vittime.
E iniziamo a prendere in mano le redini della nostra carrozza con più presenza,
più amore, più verità.
🙏 Una piccola confessione finale
Anche io, scrivendoti queste righe, sto attivando il mio
ego. Sto cercando di aiutarti… senza che tu me lo abbia chiesto.
Ma forse è proprio in questo atto che si nasconde la volontà di evolvere
insieme.
Di riconoscerci per quello che siamo: esseri in cammino, feriti ma non
sconfitti.
Che stanno solo imparando a far guidare il cuore, invece del cocchiere.
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